Afterhours, gli stakanovisti del palco

 

Un nuovo album, registrato dal vivo, per celebrare quindici anni di vita di una delle più originali band della scena "alternative rock" italiana. Un disco che conferma la predilezione della formazione di Manuel Agnelli per il suono live

 

di Marco Delsoldato

 

Con l’uscita di “Siam tre piccoli porcellin”, doppio cd dal vivo (uno elettrico, l’altro acustico), gli Afterhours hanno festeggiato i quindici anni di un gruppo che, insieme a Marlene Kuntz e pochi altri, ha segnato in maniera indelebile il rock in Italia. Un percorso lungo e denso di avvenimenti che ha portato la band di Manuel Agnelli ad essere una delle principali formazioni del cosiddetto panorama alternativo italiano e che ha permesso ad un certo tipo di musica, spesso sottovalutata nel nostro paese, di uscire allo scoperto e di dimostrarsi una importante realtà, non solo per quanto riguarda i dischi venduti, ma anche, se non soprattutto, per il grandissimo successivo live riscosso. 

Lo stesso Agnelli, alla domanda di come riuscisse a spiegare l’enorme seguito live della band ha risposto: “Per me vale la regola per la quale andare ad un concerto è più emozionante dell’ascolto, un po’ impersonale, di un cd. Alcuni gruppi, noi e i Marlene per esempio, hanno la capacità di rinnovare l’emozione da trasmettere, ogni sera o quasi. Si possono così fare anche centoventi date all’anno ed avere la certezza che le persone tornino”.

Le prime notizie della band risalgono al 1988, quando per la Toast esce il 45 giri “My Bit Boy”, seguito l’anno dopo dal mini-lp “All The Good Children Go To Hell”. Oltre a Manuel, il gruppo era allora composto stabilmente da Paolo Cantù alla chitarra (oggi apprezzato membro di Six Minute War Madness e di A Short Apnea, oltre ad essere il tour-manager degli stessi Afterhours) e da Lorenzo Olgiati al basso, mentre alla batteria vi era Alessandro Polizzari, poi sostituito da Max Donna. La scelta è quella di cantare in inglese, mentre le influenze sonore più chiare sono quelle di band come Velvet Underground  e Television

Il primo salto di qualità del gruppo avviene con la partecipazione al tributo “Something About Joy Division”, con una cover di "Shadowplay". Gli Afterhours entrano così nell’orbita della Vox Pop e con questa etichetta sono pubblicati ”During Christine’s Sleep” nel 1991 e “Pop Kills Your Soul” nel 1993. Quest’ultimo album vede la comparsa come chitarrista di Xabier Iriondo, mentre escono dalla band Cantù e Olgiati. Il suono si evolve ed approda a quell’eclettismo che caratterizzerà successivamente il gruppo, con pezzi molto aggressivi uniti ad altri ricchi di follia visionaria. Siginificativo è anche il mini-cd uscito nel 1992, “Cocaine Head”, che consente alla band milanese di raggiungere la formazione attuale, con l’arrivo di Giorgio Prette alla batteria. 

Il vero punto di svolta, però, nella storia degli Afterhours è la splendida cover di “Mio Fratello è Figlio Unico” realizzata per il tributo a Rino Gaetano nel 1993: viene abbandonato l’inglese per l’italiano, scelta fondamentale che consente al pubblico di apprezzare la bellezza dei testi del gruppo, ironici, trasgressivi e, spesso, surreali. Così nel 1995 esce il primo album in italiano, l’ultimo uscito per la Vox Pop,  “Germi”, che consente l’affermazione presso un platea più vasta. Un album esuberante, composto da brani devastanti, come la stessa “Germi” e “Siete Proprio dei pulcini” e da altri intensi come la splendida “Strategie” e “Dentro Marilyn” (della quale relizzerà una cover Mina). 

Le sonorità sfuggono a una catalogazione classica,  essendo caratterizzate da una follia raramente rintracciabile nel quadro musicale italiano. La buona riuscita di “Germi”, però, è solo l’annuncio del fenomeno Afterhours che trova compimento nel 1997 con “Hai Paura Del Buio”, album di straordinario successo non solo presso il pubblico che segue il rock alternativo. Il disco, uscito per la Mescal, è stato etichettato come pietra miliare della musica italiana, grazie all’incredibile susseguirsi di pezzi che sfiorano diversi tipi di sonorità: dalle atmosfere punk ( “Dea”, “Sui Giovani d’Oggi ci Scatarro Su”, “Lasciami Leccare l’Adrenalina”) e grunge (“Male di Miele” da molti definita la “Smells Like Teen Spirit” italiana) ad altre simil-pop (“Voglio Una Pelle Splendida” e “Pelle”), passando per brani con sprazzi lo-fi (1.9.9.6.), raggiunge l’apice in pezzi come “Rapace” e“Punto g”,  dove si incontrano generi differenti all’interno della stessa canzone. 

La seguitissima  tournèe successiva permette agli Afterhours di diventare una della bandiere del rock italiano, bandiera che non cessa di sventolare neppure dopo l’uscita di “Non è Per Sempre”  nel 1999. Con quest’ album la band milanese, pur non perdendo le caratteristiche di ironia e surrealità dei testi, si avvicina di più a sonorità pop (soprattutto nella title-track e in “Bianca”), ma non mancano brani ombrosi e malinconici (su tutti “Oceano di Gomma”), mentre la grinta presente in “Germi” dimostra di esistere ancora in un pezzo come “La verità che ricordavo”. Molto interessante, sia per la sonorità che per il testo è  “Non si Esce Vivi dagli Anni Ottanta”, che dimostra la continua evoluzione di una band nella quale, oltre agli ormai stabili Andrea Viti al basso e Dario Ciffo al violino, compare Roberta Castoldi al violoncello. Spiegando questo pezzo Agnelli ha dichiarato: “Si sta sottovalutando il fatto che il ritorno agli anni Ottanta vuol dire anche ritorno a un modo di vedere le cose in modo molto superficiale e molto piatto: menefreghismo, qualunquismo, e soprattutto arroganza, che erano un po’ gli stilemi degli anni Ottanta. C’è un grossissimo pericolo, secondo me, di tornare indietro…”.

Con l’uscita di “Siam tre piccoli porcellin” , gli Afterhours rinnovano la loro presenza nell’ambito del rock italiano, con un disco che  non vuole essere il solito live celebrativo: “Il pubblico è una parte insostituibile di noi. E credo che  realizzare un disco con il pubblico dentro sia riconoscere questo fatto, ed è stato il motivo principale che ci ha spinto a registrare quest’album. Il pubblico è una parte fondamentale e imprescindibile del nostro progetto, perché il nostro progetto all’80 per cento è un progetto live. Perché noi viviamo di quello e su quello”.

 

I DISCHI - DISCOGRAPHY

- During Christine’s sleep (1990)

- Pop kills your souls (1993)

- Germi (1995)

- Hai paura del buio? (1997)

- Non è per sempre (1999)

- Siam tre piccoli porcellin (live, 2001)